Circa il 20% della popolazione generale soffre di allergie respiratorie dovute ai pollini, dette anche “pollinosi”, con un trend che risulta in crescita negli ultimi anni. Si tratta di patologie allergiche a carico delle mucose dell’occhio (congiuntivite), del naso (rinite) e della trachea e bronchi (asma bronchiale). Queste patologie sono stagionali in quanto strettamente connesse con la produzione e l’emissione nell’ambiente dei pollini da parte delle piante, sia erbacee che arboree.
I Pollini
I pollini rappresentano l’elemento maschile della riproduzione delle piante ed hanno il compito di fecondare l’ovulo. Vengono prodotti e liberati durante la fioritura, periodo della “pollinazione”, che naturalmente è diverso per le varie specie vegetali. Ovviamente l’andamento climatico stagionale (temperature, venti, precipitazioni) e la localizzazione geografica (vicinanza al mare, altitudine, ecc.) influenzano l’epoca e la durata della fioritura.

I pollini sono dei granuli di piccole dimensioni (comprese tra i 10 e i 200 millesimi di millimetro). La forma è variabile, rotondeggiante, ovoidale o elicoidale. Possono presentare aperture rappresentate da pori e solchi. Il granulo è costituito da un involucro esterno molto resistente mentre all’interno presenta un contenuto ricco di proteine e glicoproteine allergizzanti. Questo materiale fuoriesce dall’involucro tramite le aperture del granulo pollinico (solchi o pori). Non appena un polline raggiunge una mucosa (ambiente umido), inizia entro pochi secondi a liberare il proprio contenuto allergenico con la conseguente comparsa di sintomi che risulteranno tanto più acuti quanto maggiore è la concentrazione di polline nell’aria.
Pollinazione anemofila e entomofila

Le piante anemofile (arboree o erbacee) sono le principali responsabili di pollinosi. Possono non avere fiori o quando presenti sono molto piccoli e poco vistosi, in quanto non necessitano degli insetti per l’impollinazione che è invece affidata alle correnti d’aria e al vento. I pollini, molto piccoli, hanno un diametro inferiore ai 50 millesimi di millimetro e sono quindi invisibili ad occhio nudo. I pollini sono prodotti in abbondanti quantità e, per le dimensioni molto ridotte, capaci di rimanere sospesi in aria anche per lunghi periodi di tempo e di essere trasportati dal vento molto lontano, anche a qualche centinaio di chilometri. E questo spiega perché, pur in assenza di piante nelle immediate vicinanze, si possono avere reazioni allergiche verso il polline.

Le piante entomofile hanno fiori vistosi e profumati che attirano gli insetti i quali trasportano il polline, generalmente grosso e pesante, di fiore in fiore. Questi pollini sono presenti in bassa concentrazione nell’atmosfera e rivestono quindi scarsa importanza allergologica. In genere provocano allergie solo professionali, come in giardinieri e fioristi.
Le principali piante responsabili di allergie
Le principali piante erbacee responsabili di pollinosi sono rappresentate da graminacee (famiglia che comprende circa 5.000 specie), composite (in particolare Assenzio e Ambrosia) e urticacee (dove il genere Parietaria riveste maggiore importanza allergologica).

Tra le piante arboree, per molto tempo, è stata riservata molta responsabilità al Pioppo, il quale però è dotato di uno scarso interesse allergologico. Infatti il famoso “piumino” non è il polline (prodotto invece a fine inverno), ma il seme fornito di un apparato cotonoso, adatto al trasporto aereo, al quale poi aderiscono altri pollini allergizzanti circolanti in primavera nell’atmosfera. Le specie, invece, con rilevanza allergologica sono rappresentate da betulacee e corilacee (Betulla, Nocciolo, Carpino, Ontano), oleacee (Olivo, Ligusto, Frassino) e cupressacee (Cipresso, Tuja, Ginepro).